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Lu.Me. in persona. Intervista a Dario Giannini di Fabio Perini.

Da quanti anni fai questo lavoro? Credi di esserci portato o avresti voluto fare altro?

Sono in Perini dal 2001 ma nell’ufficio marketing dal 2010. Dal 2001 al 2003 ho lavorato in Perini, dal 2003 al 2010 in Perini Engraving (oggi Engraving Solution) occupandomi di incisione dei rulli; nel 2010, con la strutturazione dell’ufficio marketing, sono stato richiamato in Fabio Perini. Penso d’esserci portato, sì. Tutto sommato sono abbastanza pratico. Il prodotto lo conosco bene. Rispetto all’idea del marketing che uno ha, per prodotti come il nostro ci vuole un po’ di sano buon senso e conoscenza del prodotto. Io sono un ingegnere, ma stare in un ufficio a fare progettazione non mi sarebbe piaciuto. Quando
lavoravo in ufficio tecnico facevo sviluppo prodotto e nei primi tempi disegnavo persino i decori di goffratura; non sopporto le attività ripetitive. Ho sempre avuto rapporti con i clienti, per fare sviluppo prodotto è indispensabile. Mi è sempre piaciuto il computer e aver fatto computer grafica a livello amatoriale
forse è stato anche uno dei motivi per cui sono stato assunto. E pensare che da piccolo avrei voluto fare il pilota. Ho fatto ingegneria perché le materie scientifiche mi sono sempre piaciute, ma non mi sento ingegnere. Quando capita che mi chiamino al telefono e cominciano con “Buongiorno Ingegnere” la mia
prima risposta è “che problema c’è?”.

Ci sono lati del tuo carattere che credi ti aiutino nel tuo lavoro e altri invece credi ti ostacolino?

Non sono una persona che ama lavorare da sola. Preferisco e rendo di più se lavoro in gruppo, magari in un ambiente dinamico e vivace come il nostro reparto marketing, che è sempre pieno di stagisti. Rispetto al passato sono molto meno carrierista, ho sempre preferito il rapporto umano alla carriera. Forse anche da quando ho una famiglia le cose sono cambiate.

Ci sono aneddoti legati al tuo lavoro, ai colleghi, ai clienti, a qualche commessa o consegna che vorresti raccontare?

Siamo stati a settembre dello scorso anno al road show della Costellation in America. Sono andato con un vecchio collega, si doveva rimanere 14 giorni e in mezzo avevamo un weekend libero. Eravamo a Green Bay e volevamo andare a visitare Chicago. Così abbiamo noleggiato un’auto e ci siamo messi per strada. All’altezza di Milwokee, mentre eravamo in coda su una di queste strade assurde americane a 18 corsie, ci hanno tamponato. La cosa incredibile è stata che la ragazza che ci ha tamponato è scesa dall’auto e si è messa a piangere, così l’abbiamo anche dovuta consolare. Quando è arrivato lo “sceriffo” ci ha intimato di tornare in macchina e quando ci hanno chiesto la patente, guidavo io, ho tirato fuori la mia patente rosa di carta con la foto da bimbo di 18 anni e 20 kg meno. Mi ha guardato e mi ha detto e “questa che sarebbe?”. Comunque sia, il weekend a Chicago alla fine è stato bellissimo ed è stato la ciliegina sulla torta di un’esperienza lavorativa unica ed irripetibile.

Quanto conta il lato umano nel lavoro per te? E per l’azienda?

La parte umana è importantissima. Senza rapporto umano non so lavorare.

Quanto incide sul tuo rapporto familiare il lavoro che fai? Orari, stress, impegno ecc…

Abbastanza, perché avendo una famiglia con due bimbi non può essere altrimenti. Sono però molto fortunato perché la quotidianità la gestisce mia moglie ed è grazie a lei che non ho mai avuto grossi problemi. A me piace tanto venire a lavorare.

Conosci il progetto LU.ME.? Cosa ne pensi?

Io sono di Pisa, la vita lucchese la conosco poco anche se Lucca mi ha voluto bene fin da subito. Finita l’università a Pisa non ho avuto nessuna opportunità, mentre qui in lucchesia mi hanno cercato e offerto lavoro.

Hai mai usato la card PiùFamiglia?
Mai usata, proprio perché sono di Pisa.
Se ti chiedessero di definirti con una parola, una frase, un modo di dire, un proverbio cosa diresti?

Tempo fa ci mandarono una settimana in un college in Germania per un corso. Ci spiegavano come vendere e approcciare il cliente. Tra le cose che ci fecero fare c’era anche un test e venne fuori una cosa nella quale mi sono riconosciuto. Venne fuori che sono una persona che ama lavorare in gruppo e motiva le persone con cui lavora. Se mi devo definire quindi, direi proprio così, sono una persona che stimola il lavoro di gruppo e cerca di amplificare gli aspetti positivi della squadra.