05 Mar L’ascolto che aiuta

Chi ha detto che ci si abitua a tutto forse non aveva vissuto un anno di pandemia. Sì, è passato un anno. Era marzo 2020 quando l’Italia ha chiuso per Covid e anche se l’estate abbiamo avuto la sensazione che si fosse tornati ad una pseudo-normalità, rieccoci qui.

Forse all’inizio del lockdown lo scorso anno non stavamo così male. C’era la speranza che se ne potesse uscire nel giro di qualche settimana, al massimo qualche mese. Andando avanti a suon di DPCM abbiamo però capito che non si potevano fare troppe previsioni e la progettualità, dalla più quotidiana a quella di più lungo respiro, ci è venuta improvvisamente a mancare. E pensare che sono proprio il prevedere e il progettare che alimentano la speranza negli esseri umani. A farne le spese maggiori le donne sulle quali è ricaduto tutto il peso della gestione della casa e della famiglia, fra figli in DAD e lo smart working. Ma anche i giovani, improvvisamente senza un orizzonte cui guardare, senza la socialità, la scuola, il confronto.

Come uscire da questo limbo che ci si sta ripresentando identico? Non ci sono vere e proprie ricette, ma ci sono comunque degli ingredienti che non devono mancare per ritrovare un po’ di normalità e l’ascolto è uno di questi. Raccontare come stiamo a qualcuno che può darci dei consigli è sicuramente un primo passo. LU.ME. ha pensato di offrire ai suoi dipendenti, nel totale rispetto della privacy, la possibilità di avere un supporto professionale. In collaborazione con lo studio PERSEA, mette infatti a disposizione dei suoi dipendenti e delle loro famiglie un primo incontro di supporto psicologico a cui è possibile partecipare online o in presenza nel pieno rispetto dell’anonimato e della privacy. Un’opportunità di confrontarsi con professionisti e recuperare la serenità necessaria ad affrontare al meglio un momento così delicato e incerto.

E la luce in fondo al tunnel si farà più nitida.

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