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LU.ME. in persona. Intervista a Roberta Modena di Fapim.

Se avessi una macchina del tempo, in quale momento della tua vita vorresti tornare o andare?

Con l’esperienza e la maturità dei miei 35/45 anni mi piacerebbe tornare al periodo di Santo Domingo dove ho vissuto per 2 anni. Credo sia facile rispondere “vorrei tornare indietro ai miei 20 anni”, soprattutto se si pensa alla prestanza fisica, lo potrebbero dire tutti, eppure io preferisco la consapevolezza di quel decennio fortunato che va per me dai 35 ai 45 anni e con quella consapevolezza poter tornare indietro.

Ti hanno mai ringraziata per qualcosa che hai fatto/detto, come l’essere stata d’esempio per qualche atteggiamento o azione?

Mi è successo proprio poco tempo fa, con un’amica di lunga data, un’amicizia nata nell’ambiente di lavoro di mio marito. Le ho dovuto dire una cosa non troppo lieta, ma mi ha ringraziata. C’era un paragrafo della sua vita che aveva chiuso senza essere riuscita a mettere la parola FINE. All’inizio non l’ha presa bene, poi però mi ha ringraziata. Era un lutto sentimentale che andava avanti da troppo tempo e che non era riuscita a rielaborare.

C’è qualcuno nella tua vita che devi ringraziare per esserti stato d’esempio o per averti aiutato in qualche modo?

Sì, mio marito attuale, che è il mio secondo marito. Gli sarò sempre grata perché mi ha fatto trovare la serenità. Con lui ho avuto la libertà di poter essere sempre me stessa, anche nel mio lato oscuro, nel bene e nel male.

Qual è la prima cosa che fai quando rientri a casa dopo il lavoro?

Chiedo ai miei figli se hanno fatto i compiti. Sono una rompiscatole, lo ammetto. Ma del resto ora la scuola ha delegato molto alla famiglia e anche se ho cercato di renderli indipendenti, capita che abbiano bisogno di un aiuto e così cerco di capire se hanno studiato o se devo dar loro una mano.

Qual è la prima cosa che fai appena entri in ufficio?

Do il buongiorno. La giornata non comincia bene se non si dà il buongiorno.

Hai mai fatto parte di qualche gruppo o organizzazione? (Musica, sport, volontariato) o ti piacerebbe farne parte?

Tuttora ne faccio parte, l’associazione si chiama “Run-dagi”, facciamo podismo e il nostro motto è “lenti ma fieri”. Adoro lo sport in tutte le sue forme, lo faccio da sempre, ne ho fatti di tutti i tipi e da qualche anno mi sono appassionata al podismo. Run-dagi mi piace molto, c’è l’appartenenza al gruppo che mi stimola e poi abbiamo tutti un nickname. Il mio è EVA, che sono le iniziali dei miei tre figli (Elia, Viola, Alicia). Ogni anno facciamo una maratona internazionale ma per me quest’anno è un anno sabbatico per via di un infortunio al ginocchio.

L’ultima fotografia che hai fatto?

Io non amo le fotografie, non le ho mai amate, non mi piace l’idea che il tempo si fermi anche solo per un istante. Però l’ultima l’abbiamo fatta con le divise nuove di Run-dagi.

Ci sono amici nella tua vita che ti porti dietro da quando eri bambina? O ci sono amici di quando eri bambina che ti è dispiaciuto perdere per strada?

Ho un’amica dai tempi delle scuole superiori anche se per esigenze di vita ora ci vediamo meno, ma so di poter contare sempre su di lei. Le persone con le quali ho voluto mantenere rapporti l’ho fatto. Quelle che si sono perse per strada è perché non erano così importanti. Basta telefonarsi ogni tanto e il contatto lo mantieni con chi vuoi.

Se dovessi fare un augurio al mondo, quale sarebbe?

Riscoprire il valore del rapporto umano fatto anche di contatto fisico, di parola, di voce e non solo di messaggi o social network.

 

Conosci il progetto LU.ME.?

 

Lo conosco bene. Ho fatto la maratona di Lucca e la mezza maratona per la quale ho vinto anche la coppa. Uso la card più famiglia, al centro medico San Marco, da Pittarello e tra le nuove convenzioni mi interessa molto quella col teatro del Giglio.