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LU.ME. in persona. Intervista a Tiziano Tomei di Fosber.

Da quanti anni fai questo lavoro?

Sono entrato in azienda proprio oggi, nello stesso giorno del 1999. Ero molto giovane e non avendo ancora fatto il servizio militare, ho dovuto interrompere per un anno il mio contratto. Quando sono rientrato, l’anno dopo la leva, avevo il ruolo di montatore esterno e dopo 5 anni sono diventato collaudatore. Da quel momento per me si sono aperte nuove strade: la prima nel 2011, l’anno del progetto “training” e infine oggi, un po’ per le mie attitudini personali, un po’ per carattere, sono cresciuto molto all’interno dell’azienda passando dall’officina all’ufficio con un nuovo job title (Service Engineers Coordinator and Training&Development Tutor )          

Credi di esserci portato o avresti voluto fare altro?

Sì, credo di esserci portato. Sono sempre stato me stesso a prescindere dal ruolo, non mi sono mai messo una maschera. Questa è un’azienda aperta che punta molto sulle caratteristiche personali e tende a valorizzare anche gli aspetti caratteriali oltre a quelli tecnici e professionali.

Ci sono lati del tuo carattere che credi ti aiutino nel tuo lavoro e altri invece credi ti ostacolino?


Ho una grande facilità ad entrare in contatto con gli altri e soprattutto nel capire chi mi sta di fronte. Questo mi aiuta molto a creare la squadra con cui lavoro. Sono un perfezionista, anche se mi rendo conto che questo non è sempre un plus. Un altro aspetto del mio carattere che credo mi faciliti nella vita è la flessibilità: da 5 anni non faccio che cambiare e rimettermi in gioco.

Ci sono aneddoti legati al tuo lavoro, ai colleghi, ai clienti, a qualche commessa o consegna che vorresti raccontare?

Quando sono uscito dalla scuola non sapevo le lingue. In Fosber ho imparato a cavarmela anche da questo punto di vista. Ricordo per esempio la prima volta che sono stato in Inghilterra per lavoro, avevo lo scalo in Germania e, se non sbaglio, era la vigilia di Natale. Persi il volo a causa del maltempo e sapevo parlare solo l’italiano. Mi dovetti arrangiare su tutto: sul volo, l’hotel e il resto, col supporto dell’Azienda ovviamente. L’esperienza mi è servita molto anche per la mia crescita personale.

Quanto conta il lato umano nel lavoro per te? E per l’azienda?


Il lato umano è il 90% nel lavoro. Il tuo successo passa dal successo degli altri. Se non sei positivo non ricevi nulla in cambio e in questo senso la filosofia dell’azienda è allineata alla mia.

Quanto incide sul tuo rapporto familiare il lavoro che fai? Orari, stress, impegno ecc…


Incide il giusto. Incideva forse di più anni fa quando mi capitava di dover stare all’estero per molto tempo e lasciavo a casa amici e familiari. Gestire situazioni personali è difficile se sei spesso in viaggio. Ora le cose sono un po’ cambiate. Cerco comunque di non portarmi mai il lavoro a casa, anche se a volte non è facile.

Conosci il progetto LU.ME.? Cosa ne pensi?


Penso che sia una grande opportunità per tutti e rispecchia in toto l’azienda nei valori e negli obiettivi.

Hai mai usato la carta FamigliaPiù?


No, non l’ho ancora usata. Ma prometto di farlo al più presto.

Se ti chiedessero di definirti con una parola, una frase, un modo di dire, un proverbio cosa diresti?

Il mediatore.