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LU:ME: in persona. Intervista a Paolo Conca di Fabio Perini

Se avessi una macchina del tempo, in quale momento della tua vita vorresti tornare o andare?
Non cambierei nulla perché quello che sono oggi mi va bene. Però se avessi la macchina del tempo tornerei ai tempi dell’adolescenza, alle estati che passavo in montagna. C’era una sorta di perfezione data da tempo, luogo e persone che è durata 5/6 anni. Quella magia è cristallizzata dentro di me e la porto sempre nel cuore e nella mente. I rapporti con quelle persone sono continuati dopo d’allora, ma quella magia è là.

Ti hanno mai ringraziato per qualcosa che hai fatto/detto, come l’essere stato d’esempio per qualche atteggiamento o azione?
La parola grazie ormai è un po’ caduta in disuso. Quindi è qualcosa di più apprezzato quando viene detta con il vero significato. È capitato ultimamente di essere stato ringraziato per alcuni progetti in ambito lavorativo, non solo per la buona riuscita del progetto in sé, ma anche per come sono stati gestiti i rapporti umani. Ancora più bello del ringraziamento è vedere le persone felici per qualcosa che, anche se indirettamente, è dipeso da te.

C’è qualcuno nella tua vita che devi ringraziare per esserti stato d’esempio o per averti aiutato in qualche modo?
Nella vita andrebbe ringraziato quasi chiunque, perché da tutti prendi sempre qualcosa. Chiaramente i primi che devo ringraziare sono miei genitori che mi hanno insegnato il rispetto per tutto, per le cose, le persone, la città e questo è fondamentale per vivere. Poi mi hanno insegnato l’importanza del lavoro, cioè che con il lavoro si ottiene tutto, col darsi da fare, impegnandosi sempre senza scoraggiarsi mai.

Qual è la prima cosa che fai quando rientri a casa dopo il lavoro?
Sorrido. Sorrido a mia moglie e mia figlia perché sono tutta la mia vita.

Qual è la prima cosa che fai appena entri in ufficio?
Do il buongiorno e poi subito qualche battuta per cercare di cominciare la giornata in maniera brillante.
Hai mai fatto parte di qualche gruppo o organizzazione? (Musica, sport, volontariato) o ti piacerebbe farne parte?
Ho fatto parte nel corso della vita di associazioni ambientalistiche, associazioni sportive e di ballo (ballo il country), ho avuto anche un periodo di attività politica. Credo fondamentalmente nel lavoro di gruppo, ma so stare anche benissimo da solo. E per stare solo corro, faccio podismo, mi piace andar tranquillo, godermi il bello del percorso, e allontanarmi dallo stress quotidiano. Credo che queste passioni siano in fondo tutte filosofie di vita.

L’ultima fotografia che hai fatto?
Mi piace fotografare, fotografo tutto ma non mi considero un fotografo. La fotografia per me è occhio, cuore e prospettiva. Con queste tre cose, come nella vita, puoi fare di tutto. L’ultima l’ho fatta al cielo perché mi piaceva il contrasto fra le nuvole e gli alberi spogli.

Ci sono amici nella tua vita che ti porti dietro da quando eri bambino? O ci sono amici di quando eri bambino che ti è dispiaciuto perdere per strada?
Qui si ritorna al periodo di prima, io gli amici di una vita li ho mantenuti e sono quelli del periodo dell’adolescenza, quelli storici che magari perdi ma poi ritrovi e è come se fosse passato un’ora invece di vent’anni. Quelli persi significa che andavano persi.

Se dovessi fare un augurio al mondo, quale sarebbe?
Due cose: trovare tutti i giorni un attimo per sorridere e l’augurio e la speranza di avere la forza e il coraggio di educare i figli.

Conosci il progetto LU.ME.?
Sì, ho fatto la lucchesina con LU.ME., ho usato la card da Pittarosso e seguo le varie iniziative.